Screenshot, strumento utile o pratica barbara?

02 luglio 2021

Tra le tante pratiche in uso sulla rete c'è anche quella degli screenshots ovvero estrarre una fotografia da una schermata o da immagini e documenti.

Quello che scriviamo, che comunichiamo, anche privatamente, ancor di più nelle piazze virtuali, può essere conservato, da chiunque e per un tempo illimitato, e diffuso, all'infinito. È pratica sempre più comune, infatti, quella di fotografare conversazioni (integrali o parziali), documenti, fotografie o altro materiale che circola attraverso canali social e chat e pubblicarlo in altri social o, talvolta, su mezzi di informazione. Ma le conversazioni non dovrebbero rimanere private? Diffondere conversazioni private non dovrebbe avere precise conseguenze legali?

Poco tempo fa Il Foglio pubblicava in un approfondimento dedicato agli screenshots, definiti una "pratica barbara", in cui si raccontavano le evoluzioni della politica inglese a partire, appunto, dalla pubblicazione di alcune conversazioni private, quindi tecnicamente riservate, del Primo Ministro Boris Johnson. Certo, il vulcanico Boris non è stato molto abbottonato in quelle conversazioni ma erano appunto private. In seguito alla diffusione degli screen, di cui hanno fatto incetta giornali e tabloid affamati di scandali e pruderie, ci sono state ripercussioni sull’azione di governo.

Questo pone un quesito su cosa sia oggi la nostra privacy, o meglio è l’ennesima dimostrazione di quanto i nuovi mezzi stiano cambiando le abitudini e stiano comprimendo o alterando certi diritti che davamo per scontati. Premesso che i giornali hanno il diritto e il dovere di pubblicare qualcosa che possa avere ricadute sulla collettività, non si può ignorare che le conversazioni e gli scambi tra due persone, qualunque mezzo scelgano per dialogare, sono un fatto privato, al di là delle ricadute che potrebbero o non potrebbero avere.

Quello politico è un caso limite, perché si parla di personaggi esposti, ma esemplificativo. Abbiamo già trattato di come sia sempre più comune la pratica di diffondere materiale intimo e sensibile, per cui il legislatore ha predisposto (finalmente) delle contromisure. Anche questa degli screenshots non è da meno. Potremmo, per fare un raffronto e per capirne la gravità, paragonare questa pratica al leggere la posta d’altri. È corretto? È passibile di sanzioni? Sì, ci possono essere. Il tutto dipende, ovviamente, dal contenuto di ciò che viene diffuso: una conversazione amicale non è pari ad un insulto. Il nostro ordinamento tutela l'onorabilità della persona e la sua privacy e, quindi, in casi nei quali si riscontra una menomazione di questi diritti è possibile rivalersi legalmente.

Sul tema della rete abbiamo scritto

https://www.avvocatomarinarifirenze.com/il-cyber-rischio-parte-1-mail-sospette/news/53/2021/6/17

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