La sentenza del Tribunale di Reggio-Emilia è stata un fulmine a ciel sereno e sta già producendo effetti
Infrangere il lockdown con un'autocertificazione dimostratasi falsa, per di più nel momento di massima diffusione del contagio, nel marzo dell'anno scorso, non è reato. Non solo, i DPCM, lo strumento su cui si è basata per oltre un anno la gestione della pandemia, sono illegittimi. Grande è la confusione sotto il cielo...
Una sentenza del Tribunale per le indagini preliminari di Reggio Emilia ha ribaltato completamente gli orientamenti con ricadute che fin da ora sembrano ampie. E infatti il nuovo premier Mario Draghi ha scelto lo strumento del decreto-legge, quello costituzionalmente più cristallizzato, più definito nella dottrina, per istituire le nuove limitazioni, quelle per Pasqua. Non più il DPCM.
Avevamo riferito di come i DPCM fossero uno strumento per loro stessa natura imperfetto, inadatto a gestire le sorti di un Paese a maggior ragione in un momento tanto delicato, e, nonostante ciò, utilizzato eccessivamente dal passato governo. Ciò rimarcavamo appoggiandoci alle considerazioni di autorevoli costituzionalisti, non ultimo Sabino Cassese, di cui abbiamo consultato e citato la pregevole ricostruzione sulla decretazione d'urgenza nella storia d'Italia (periodo post-unitario, Ventennio e Repubblica).
Adesso la sentenza del giudice Dario De Luca ha confermato buona parte delle critiche ai DPCM. Assolvendo dall'accusa di falso ideologico la coppia, che aveva violato il lockdown e, una volta sottoposti a controllo, aveva fornito un'autocertificazione falsa.
Alcune considerazioni
È sicuramente una sentenza pesante. Lo si vede subito dalla decisione di Draghi che ha cambiato dispositivo, scegliendone uno a prova di giudice. Ovviamente questa sostituzione non sana l'illegittimità delle restrizioni precedentemente imposte. Ma c'è una considerazione di fondo da fare. Il ritorno al decreto-legge segna un cambiamento comunque vistoso perché il Parlamento torna centrale con il passaggio della conversione. Viene da chiedersi però, a fronte anche di tante critiche, mosse da eminenti cultori del diritto, come mai ci sia voluto, anche questa volta, il pronunciamento di un giudice.
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